
Il set di tecniche che utilizzo di solito è vasto ed eterogeneo, e non penso che possa essere esaurito in un elenco puntato.
Tuttavia, può essere utile enumerare i principali “attrezzi” della mia “cassetta” in modo discorsivo.
Anche se il mio interesse di clinico è indirizzato principalmente alla personalità e ai cambiamenti nel profondo, parto da un orientamento nel qui e ora. La cosa primaria è tentare di mettere la persona nelle possibilità di funzionare nel suo quotidiano.
Per esempio, se una persona è reclusa in casa e non esce, o se non riesce a guidare per andare a lavoro, sarebbe precoce affrontare discorsi sugli schemi interpersonali prodondi. Ciò che è necessario è orientarsi (quanto più possibile) verso un funzionamento minimo nella società. A questo proposito, le classiche tecniche cognitivo comportamentali, come la decatastrofizzazione e la psicoeducazione, la desensibilizzazione progressiva, le tecniche di rinforzo, e l’esposizione (graduale e immersiva) sono molto utili.
Qualora il paziente riesca con successo a funzionare con successo nel suo quotidiano, allora il secondo movimento è quello del profondo, e specialmente del profondo relazionale. A questo proposito, ci sono molte “porte” per immergersi nella psiche della persone e per fare emergere ciò che è stato dissociato, allontanato o semplicemente condizionato fortemente, per “liberarlo” e per rendere la persona più felice e orientata nel presente.
Di queste “porte”, una delle mie preferite è quella somatica, che fa riferimento alle terapie sensorimotorie, con tecniche come il bodyscan, l’attenzione al paraverbale ed extraverbale, il tapping, etc.
Una seconda porta può essere quella sul versante immaginativo/intuitivo, con tecniche come l’immaginazione guidata e l’utilizzo di simboli o “parabole” per evocare vissuti profondi.

La terza porta è quella emotiva, che in seduta spesso si estrinseca nei ricordi di quello che è raccontato dal paziente. Un’altra estrinscazione importante dell’ emotività consiste nei sentimenti che il paziente prova verso lo psicologo (transfert) o dello psicologo verso il paziente (contro-transfert).
Un’attenzione a queste dinamiche è estremamente importante per capire la storia passata e il possibile futuro di sviluppo della persona
Un’ultima porta è quella del “racconto”, che spesso può essere portata efficacemente in seduta semplicemente con la narrazione della propria vita e degli eventi che la hanno segnata, ma può essere incoraggiata anche tramite tecniche di dialogo interiore guidato tra le proprie parti interne o drammatizzate tramite tecniche di role-play.
In sintesi, ritengo che scopo dell’ora di consultazione sia fare entrare il/la paziente in una zona di coscienza “altra”, naturalmente “alterata”, in modo che questi possa sperimentare emotivamente nuove zone dell’anima e della percezione, rimaste inesplorate e bloccate. Attraverso uno psicologo che accompagni, tranquillizzi, ed accolga. Ma anche che riprenda, ridiriga, ironizzi, se ce n’è bisogno.
Ma, profondamente, che cos’è la tecnica? E da dove arriva?
A questa pagina, potrà saperne di più.
Leggerà da dove provengono le tecniche che utilizzo, ossia, dalla 1) mia personale esperienza di vita, dai 2) resoconti clinici dei terapeuti che ho lungamente studiato, e infine da 3) rigorosi trial scientifici.