
Abbiamo individuato l’origine e il funzionamento base della vita nell’evoluzionismo. Questa assunzione ha poi informato tutti ragionamenti successivi; in particolare, come l’evoluzionismo si renda manifesto nella vita psichica degli animali umani tramite i sistemi motivazionali. Tra questi, abbiamo fatto un particolare focus sul sistema dell’attaccamento.
A seguire, abbiamo spiegato come l’esperienze a cui andiamo incontro ci possono condizionare, anche traumaticamente.
Il minimo comun denominatore di tutti questi discorsi resta la lente scientifica-oggettiva, cioè una descrizione della vita psichica degli esseri umani tramite le categorie scientifiche.
Eppure, questa è solo una parte della storia.
Infatti, le psicopatologie esistevano da ben prima dell’ “invenzione” della Psicologia Scientifica, sul finire del XIX secolo, o della pratica della Psicologia Clinica, i cui primi semi sembrano risalire ad un ulteriore secolo prima [30, 31].
Nel 1600 della Controriforma, tra i Vichingi nel IX Secolo, nel V secolo durante la caduta dell’Impero Romano, nell’Atene di Pericle, nel 3000 A.C. tra gli Antichi Egizi, nelle civiltà pre-colombiane, e ancora più indietro, prima del Neolitico, nelle società nomadi di raccoglitori-agricoltori, fino alla “nascita” dell’Homo Sapiens 300 000 anni fa, la nostra specie ha sempre sofferto di psicopatologie e di malesseri esistenziali.

In altre parole, l’interpretazione scientifica contemporanea che noi diamo dei disturbi mentali è solo una faccia della medaglia.
L’altro lato della medaglia, quello soggettivo, risuona meglio con un altro tipo di narrazioni: i miti e le immagini della tradizione religiosa e mistica.
Insomma, ciò che ho di junghiano non sono le affascinanti ma poco scientifiche teorie delle funzioni cognitive o analisi dei sogni, ma piuttosto l’attitudine a percepire la vita come qualcosa di metafisico e inattuale. Qualcuno direbbe…non reale, ma iper-reale [34].
Cosa significa? Significa che penso che molte dinamiche umane siano meglio descritte a livello soggettivo dalla mitologia e non dai manuali dei disturbi mentali.
Ritengo, per esempio, che in alcuni casi sia molto più efficace parlare di (e rivolgersi a) un attacco di panico, o ad uno stato di profonda depersonalizzazione, come la visita di un demone sovrannaturale, piuttosto che alla lista dei sintomi psichiatrici o alla neurofisiologia.

Questo non significa aprire il fianco alle superstizioni o negare la necessità delle descrizioni scientifiche, piuttosto, connettersi spiritualmente al dolore della persona, ed avere, oltre all’ermeneutica scientifica, un’ermeneutica spirituale ed esistenziale.
“Questions of science and progress do not speak as loud as my heart“, direbbe Chris Martin.
Insomma, lo psicologo è scienziato, ma è anche il “sacerdote” della soggettività.
Altrimenti, perde l’unicum prezioso che è dato ad ognuno di noi, e che ci tiene in vita.
Ma se le sembro troppo fricchettone…può sempre consultare il mio CV accademico, le tecniche che uso, o scoprire che esse dialogano costantemente con i resoconti clinici e i trial scientifici.
Bibliografia
[30] Perussia, F. G. (2011). Manuale di ipnosi (Vol. 1, pp. 1-690). Edizioni Unicopli.
[31] Zennaro, A. (2011). LO SVILUPPO DELLA PSICOPATOLOGIA. FATTORIO BIOLOGICI, AMBIENTALI E RELAZIONALI (pp. 0-475). Il mulino.
[34] Jordan Peterson. (2024, October 21). Dawkins vs Peterson: Memes & Archetypes | Alex O’Connor Moderates | EP 491 [Video]. YouTube. https://www.youtube.com/watch?v=8wBtFNj_o5k